La Milano cinematografica, così come quella reale, ha assunto con il passare del tempo molti volti e molte identità, sottolineando diversi aspetti della storia del nostro paese. Da qui la necessità di dedicare una mostra a questa strana relazione tra quella che è la città più industrializzata d’Italia e il grande schermo.
Uno degli aspetti principali della realtà milanese è dunque quello della Milano laboriosa e industriale. Infatti in quelle che furono le sue prime apparizioni cinematografiche, la città è stata usata come location per raccontare i cambiamenti sociali di tutta la nazione.
Petri la scelse per il suo La classe operaia va in paradiso, Olmi ci girò Il posto, Visconti la immortalò nel famosissimo Rocco e i suoi fratellii, mentre Antonioni ci ambientò ben due delle sue opere, come La notte e Cronaca di un amore.
La Milano del dopoguerra divenne il palcoscenico ideale dove poter raccontare l’Italia del futuro boom economico. Il capoluogo meneghino è sempre stato visto come operoso, lesto nei cambiamenti. I più grandi registi del nostro cinema l’hanno dipinta come sì, persa nella nebbia, ma sempre capace di andare al punto, senza perdersi in discorsi inutili, De Sica a parte.
Dai cambiamenti sociali alla commedia
La storia di Milano cambia in fretta, così i suoi volti nel cinema cambiano e negli anni ’70 diventa famosa come luogo cult dei popolari polizieschi, o poliziotteschi, cioè il genere poliziesco girato all’italiana che ha contraddistinto moltissime pellicole dell’epoca.
Così la Milano noir che si può leggere nelle pagine di Scerbanenco diventa protagonista anche al cinema. In Milano calibro 9 fanno la loro comparsa tutti i nuovi simboli cittadini. La città si trasforma e si mostra al cinema. Le nuove location sono la Darsena, la torre Branca del Parco Sempione, la Stazione Centrale, la Torre Velasca e il grattacielo Pirelli.
Tutti questi luoghi fungono da ottimo sfondo, senza però voler strappare la scena ai protagonisti e alla loro violenza, quasi a voler prendere un’effettiva distanza da loro.
Dopo la violenza degli anni di Piombo il paese, e con esso Milano, si trova a vivere anni più spensierati. Il decennio compreso tra gli ’80 e i ’90 è sicuramente quello del benessere economico e del disimpegno politico.
Da qui la necessità di raccontare nuove storie e di legare la città di Milano a un cinema più leggero, quello della commedia.
Così Piazza San Babila diventa protagonista della scena cult de il Ragazzo di Campagna, dove Pozzetto ci arriva con il trattore, mentre San Siro diventa casa di una delle maschere di Abatantuono in Eccezzziunale veramente.